I disturbi alimentari consistono in modalità di assunzione di cibo che compromettono lo stato di salute fisica o il funzionamento psicosociale di una persona.

Vi sono diverse forme di disturbi alimentari che sono classificate tra i disturbi mentali.

Quali sono i disturbi alimentari?

I principali disturbi alimentari sono:

1)l’Anoressia Nervosa

2)la Bulimia

3)il Disturbo da Alimentazione incontrollata

4)l’Obesità

5)la Night Eating Syndrome

6)la Pica e il Disturbo da Ruminazione

Il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (ultima versione: DSM 5) include anche la Pica e il Disturbo da Ruminazione che sono assai meno diffusi nella pratica clinica, mentre non comprende l’obesità, considerata invece da molti psicologi e psichiatri un disturbo alimentare e di cui parleremo più avanti.

 

Quali sono le cause dei disturbi alimentari?

Oggi la comunità scientifica tende a proporre per i disturbi del comportamento alimentare, come per gran parte degli altri, modelli multifattoriali di tipo bio-psico-sociale.

Come per la maggior parte dei disturbi mentali, non è possibile individuare una causa unica ma un insieme di fattori che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare.

1. Cause biologiche

Un fattore biologico evidentemente coinvolto è costituito dall’appartenenza al genere femminile, ma naturalmente il peso della cultura e degli stereotipi di genere possono essere determinanti. Tipicamente i DCA, anoressia in particolare,  riguardano giovani donne, dall’inizio della pubertà e nella prima giovinezza, con frequenza nettamente superiore (da 6 a 10 volte) rispetto ai maschi, anche se si registra sia una tendenza all’estensione alle fasce d’età superiore e inferiore, sia a soggetti di sesso maschile.

2. Cause psicologiche

La dimensione psicologica è unanimemente considerata di primaria importanza nei disturbi alimentari più comuni. Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un atteggiamento psicologico e un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore. Il fatto di essere molto magri o obesi deve essere associato a un disagio psicologico che ne deriva. 

Analogamente, i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi.  Una delle primissime descrizioni della sindrome, nel 1873, si deve a un internista francese, Ernest-Charles Lasègue, il quale incluse l’atteggiamento dei familiari come elemento necessario nel processo diagnostico.

Oggi, la psicoterapia familiare o comunque trattamenti che prevedono il coinvolgimento della famiglia sono considerati parte integrante di qualunque programma di trattamento dei disturbi alimentari. Le linee guida britanniche NICE (National  for Health and Care Excellence), molto seguite anche in Italia, raccomandano la terapia familiare come trattamento preferenziale per le anoressie e bulimie  infantili, adolescenziali e giovanili e il coinvolgimento della famiglia anche in in età adulta.

3. Cause psicosociali

Anche la componente psicosociale gioca un ruolo innegabilmente importante. Il dato epidemiologico è di per sé rivelatore: secondo dati aggiornati a novembre del 2006, forniti dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, la prevalenza dell’Anoressia Nervosa e della Bulimia Nervosa in Italia sarebbe rispettivamente dello 0.2%–0.8% e dell’1%–5%, in linea con quanto riscontrato in molti altri paesi europei e non. 

Nonostante la carenza di studi epidemiologici nel nostro paese (dal 2006 al 2011 si possono contare solo 2 studi epidemiologici confrontabili con quelli della letteratura internazionale), questi dati sono simili a quelli degli altri paesi occidentali (Europa, USA e Canada, Giappone). Viceversa, nei paesi in via di sviluppo i dati relativi a incidenza e prevalenza dei DCA sono estremamente scarsi anche per la loro scarsa rilevanza in termini quantitativi, ma sembrano indicare che la presenza di tali disturbi è collegata al grado di esposizione all’influenza della cultura occidentale.

Disturbi alimentari: come uscirne?

Le persone che hanno un disturbo alimentare psicogeno generalmente evitano di ricorrere ad aiuti esterni. Se si tratta di bambini o adolescenti, i genitori esitano a ricercare soluzioni al problema alimentare all’esterno della famiglia nella convinzione di riuscire ad aiutare la figlia o il figlio a superare il problema.  I giovani adulti o gli adulti frequentemente nascondono a lungo agli stessi familiari vomito, uso massiccio di lassativi, e altri sintomi o comportamenti inappropriati. Ricorrono invece compulsivamente a diete che puntualmente falliscono.  

La decisione dei genitori o del paziente di rivolgersi a specialisti è quindi un grande passo avanti verso la soluzione del problema. Più presto viene presa questa decisione tanto maggiore è la probabilità di guarigione. Come in altre psicopatologie, la cronicità più che la gravità del disturbo è un indicatore prognostico negativo. Quanto più a lungo si è vissuti con il disturbo alimentare tanto più sarà difficile superarlo. Va tuttavia tenuto conto che si può guarire anche da gravi cronicità. I disturbi alimentari psicogeni anche gravi e cronici possono essere superati.

Il trattamento dei disturbi alimentari: a chi rivolgersi?

presa la decisione di farsi curare si aprono due possibilità:

  • ricorrere a centri specialistici multiprofessionali sui disturbi alimentari, spesso inseriti in strutture ospedaliere, con ambulatorio, day hospital e possibilità di ricovero;

  • ricorrere a centri specializzati nella psicoterapia dei disturbi alimentari

Il nostro consiglio è di ricorrere a centri specializzati nella psicoterapia dei disturbi alimentari per due ragioni:

  • perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un disturbo psicologico, quindi risulta inutile e inutilmente stressante fare una quantità di esami. Inoltre sono gli stessi psicoterapeuti a suggerire al paziente e alla sua famiglia esami specifici qualora si rivelino necessari;

  • perché il percorso nei centri psicoterapeutici specializzati è personalizzato e costruito su misura a differenza di quanto accade nei centri specialistici multiprofessionali con ambulatorio, day hospital e possibilità di ricovero dove vengono seguiti protocolli standardizzati.  Proprio grazie alla personalizzazione  e alla maggiore flessibilità, il trattamento nei centri specializzati di psicoterapia è molto più facilmente accettato di buon grado dal paziente e dai famigliari e conseguentemente ridotti sono i drop out.

In presenza di complicanze mediche o quando il peso raggiunge livelli allarmanti può rendersi necessario, soprattutto per le anoressie, il ricovero in ospedale, di solito in reparti di medicina.  Durante il ricovero i curanti possono ricorrere alla nutrizione tramite sondino naso-gastrico o a volte per via parenterale.  Questi ricoveri, generalmente brevi, servano a scongiurare il pericolo di gravi complicanze o ad affrontarle, ma di regola non risolvono il problema, nemmeno quello del peso corporeo. Nelle anoressie gran parte del peso acquisito con l’alimentazione forzata  viene spesso rapidamente perso. 

Diverso è il caso delle gravi obesità per le quali la chirurgia bariatrica può portare a risultati positivi soprattutto nel breve e medio termine. Nel lungo termine (almeno 10 anni) i risultati sono molto meno soddisfacenti. Inoltre questi interventi possono avere complicanze durante l’intervento e a breve e lungo termine.